Cari amici oggi voglio parlarvi di un modo per poter utilizzare le parti di scarto degli asparagi.

Per parti di scarto degli asparagi intendo  la base dell'asparago stesso, avete presente la parte più coriacea e bianca?

Solitamente si usa il pelapatate per eliminare la parte esterna perchè ha una consistenza troppo legnosa mentre invece la parte centrale è di ottimo gusto e viene utilizzata, pertanto solitamente non si hanno scarti.

Io come ben sapete abito in campagna ed abbiamo la nostra coltivazione di asparagi (piccola parentesi: sapete che coltivare gli asparagi è facilissimo? Ve ne ho già parlato qui)

Tuttavia anche se solitamente non ci sono scarti, qualche volta la parte più coriacea non può essere utilizzata: ad esempio quando prepariamo gli asparagi sott'olio, infatti, in questo caso, non possiamo utilizzare la parte inferiore dell'asparago privata della parte esterna perchè rilascerebbe liquido che comprometterebbe la conservazione dell'intero vasetto.

Lavatele ed aiutandovi con un coltellino dalla lama liscia eliminate la parte esterna, la pellicina dalla consistenza dura per intenderci.

Otterrete così il cuore tenero di queste parti di scarto e vi basterà tagliarlo sottilissimo aiutandovi con il pelapatate, condirlo con olio, sale e limone ed avrete un'insalatina meravigliosa.

Il gusto è dolce, croccante, legggero... sono squisiti, provateli!

Cari amici anche oggi vi presento una ricetta con i talli o fiori di aglione della Valdichiana: Mashed Potatoes con talli di aglione della Valdichiana.
Come ho già spiegato in altri articoli i talli di aglione altro non sono che lo stelo portante l'infiorescenza della pianta dell'aglione.
Si tratta di un prodotto "di scarto" perchè la produzione più importante della pianta è ovviamente la testa di aglione.
I talli di aglione proprio perchè sono un prodotto di scarto hanno attirato la mia attenzione.
Ad un punto ben preciso della maturazione della pianta di aglione spunta il fiore, questo va eliminato per permettere alla pianta di dirigere tutte le sue forze ad ingrandire la testa di aglio senza impiegare energie e sostanze nella fioritura.
Quindi proprio per favorire lo sviluppo della testa di aglio i talli di aglione della Valdichiana vengono eliminati: il prodotto che ne deriva ha delle proprietà incredibili non soltanto per il gusto ma anche per il benessere.
Ricordatevi che questa pianta è priva di allina pertanto è molto digeribile.

Come ben sapete sono nata e vissuta in campagna e la filosofia che più mi si addice è quella di sfuttare al massimo le risorse che la natura ci offre.
Per questo adoro raccogliere consumare fiori ed erbe di campo e sempre per questo adoro utilizzare le piante di ortaggi nella loro interezza.
A ben vedere il detto che del maiale non si butta via niente non si applica solo al maiale: pensate agli ortaggi: molte volte le parti di scarto delle verdure riservano delle piacevolissime sorprese: ad esempio i baccelli teneri di fave possono essere consumati per intero, oppure le foglie di carote sono ottime per preparare un pesto, oppure la parte verde del cipollotto è ottima se saltata in padella, oppure le cime delle piante di zucca oppure di cavolo nero sono deliziose se immerse per qualche minuto in acqua bollente.
Insomma, dopo questa premessa, secondo voi potevo far andar persi i talli di aglione?

Cari amici anche oggi vi presento una ricetta con i talli o fiori di aglione della Valdichiana: il risotto con talli di aglione della Valdichiana.

Come ho già spiegato in altri articoli i talli di aglione altro non sono che lo stelo portante l'infiorescenza della pianta dell'aglione.

Si tratta di un prodotto "di scarto" perchè la produzione più importante della pianta è ovviamente la testa di aglione.

I talli di aglione proprio perchè sono un prodotto di scarto hanno attirato la mia attenzione.

Come ben sapete sono nata e vissuta in campagna e la filosofia che più mi si addice è quella di sfuttare al massimo le risorse che la natura ci offre.

Per questo adoro raccogliere consumare fiori ed erbe di campo e sempre per questo adoro utilizzare le piante di ortaggi nella loro interezza.

A ben vedere il detto che del maiale non si butta via niente non si applica solo al maiale: pensate agli ortaggi: molte volte le parti di scarto delle verdure riservano delle piacevolissime sorprese: ad esempio i baccelli teneri di fave possono essere consumati per intero, oppure le foglie di carote sono ottime per preparare un pesto, oppure la parte verde del cipollotto è ottima se saltata in padella, oppure le cime delle piante di zucca oppure di cavolo nero sono deliziose se immerse per qualche minuto in acqua bollente.

Insomma, dopo questa premessa, secondo voi potevo far andar persi i talli di aglione?

I talli di aglio sono una leccornia difficile da trovare, specialmente se non avete un contadino di fiducia, ma quelli di aglione della Valdichiana sono praticamente impossibili da trovare se non conoscete un coltivatore diretto.

Noi produciamo aglione della Valdichiana già da un po' di anni, se vi state chiedendo cos'è: è una pianta appartenente alla famiglia dei porri e che produce una testa a forma di aglio dagli spicchi giganti. La sua particolarità è il suo sapore ed il suo profumo delicato perchè è privo di allina e la sua consistenza cremosa.

L'aglione della Valdichiana, per intenderci, è l'ingrediente pricipe ed indefettibile dei famosissimi pici all'aglione toscani.

Cari amici, oggi voglio parlarvi del cavolo nero toscano.

Il cavolo nero è una pianta che da tempi antichi viene coltivata in Toscana, da qui anche il nome cavolo nero toscano. 

Il cavolo nero è una pianta che fa parte della famiglia delle brassicacee, ovvero i cavoli, ma si presenta di struttura diversa da ogni altro tipo di cavolo perchè non si mangia l'infiorescenza ma le foglie.

Le foglie sono di aspetto allungato, rugose e bollose, di colore verde molto intenso, così tanto da essersi meritato l'appellativo di "nero".

Il merito del suo colore è della grandissima quantità di clorofilla, inoltre il cavolo nero è ricchissimo di tantissimi nutrienti.

Il cavolo nero si trova alla base di numerose ricette tradizionali toscane, prima tra tutte la fomosissima ribollita che senza questo ingrediente non può proprio essere preparata.

Altre preparazioni sono il minestrone toscano, la zuppa di cavolo nero, i crostoni con uvetta ed aringa affumicata.

Ci sono anche molte altre ricette che vi presenterò nei prossimi giorni: il pesto di cavolo nero, le famose chips, la pasta con le cime di cavolo nero, i crostoni toscani con le cime di cavolo nero.

Ma veniamo a noi, le cime di cavolo nero: questo ingrediente sconosciuto.

Chi coltiva il cavolo nero, come noi, sa bene che ad un certo punto della sua vita questo emette dei getti che hanno lo scopo di portare i fiori e poi i semi.

Se questi getti si lasciano, la pianta impiegherà tutte le sue energie per portare avanti la fioritura e la maturazione dei semi.

Se invece si eliminano la pianta continuerà a produrre foglie.

Quindi, in questo periodo si passa nell'orto a privare il cavolo nero di queste cime (come si fa anche con le cime di rapa).

Le cime di cavolo nero sono un ingrediente raro, non si trovano in commercio e le può mangiare soltanto chi le va a prendere dal contadino o si caltiva il cavolo da sè.

Credetemi, sono una rarità prelibatissima perchè sono tenere, delicate... incredibili!

Questa volta ho deciso di utilizzare le cime semplicemente scottandole e ripassandole in padella con aglio ed olio, me le volevo gustare così, semplici!

Cari amici, oggi voglio parlarvi di una ricetta magica: le cips di cavolo nero.
Questa è u di quelle ricette che io chiamo "ricette magia" perchè il risultato è davvero magico!
Avete presente le cips di patate? le classiche patatine fritte, sottili e croccanti?
Ecco, con questo procedimento otterrete un risultato molto simile: le cips di cavolo nero infatti sono leggerissime e davvero croccanti!
Per prepararle bastano 5 minuti e non servono ingredienti particolari!
Tenete presente quest'idea per un aperitivo con amici, li stupirete con poca fatica.

Il cavolo nero è una pianta che da tempi antichi viene coltivata in Toscana, da qui anche il nome cavolo nero toscano. 

Il cavolo nero è una pianta che fa parte della famiglia delle brassicacee, ovvero i cavoli, ma si presenta di struttura diversa da ogni altro tipo di cavolo perchè non si mangia l'infiorescenza ma le foglie.

Le foglie sono di aspetto allungato, rugose e bollose, di colore verde molto intenso, così tanto da essersi meritato l'appellativo di "nero".

Il merito del suo colore è della grandissima quantità di clorofilla, inoltre il cavolo nero è ricchissimo di tantissimi nutrienti.
 

Come preparare le cips?

Pendete delle foglie di cavolo nero e fatele a pezzi grossolani. Disponete i pezzi di cavolo sulla teglia  poi spennellateli con pochissimo olio ed aggiungete un pizzico di sale.
Infornate per 5 minuti a 180°C: non fatele bruciare, non devono diventare marroni!
Fatele freddare un minuto e sono pronte!

Cari amici, oggi voglio parlarvi delle cime di cavolo nero: questo ingrediente sconosciuto.

Chi coltiva il cavolo nero, come noi, sa bene che ad un certo punto della sua vita la pianta emette dei getti che hanno lo scopo di portare i fiori e poi i semi.

Se questi getti si lasciano, la pianta impiegherà tutte le sue energie per portare avanti la fioritura e la maturazione dei semi.

Se invece si eliminano la pianta continuerà a produrre foglie.

Quindi, in questo periodo si passa nell'orto a privare il cavolo nero di queste cime (come si fa anche con le cime di rapa).

Le cime di cavolo nero sono un ingrediente raro, non si trovano in commercio e le può mangiare soltanto chi le va a prendere dal contadino o si caltiva il cavolo da sè.

Credetemi, sono una rarità prelibatissima perchè sono tenere, delicate... incredibili!

Il cavolo nero si trova alla base di numerose ricette tradizionali toscane, prima tra tutte la fomosissima ribollita che senza questo ingrediente non può proprio essere preparata.

Altre preparazioni sono il minestrone toscano, la zuppa di cavolo nero, i crostoni con uvetta ed aringa affumicata, le cime di cavolo nero ripassate.

Ci sono anche molte altre ricette che vi presenterò nei prossimi giorni: il pesto di cavolo nero, le famose chips, i crostoni toscani con le cime di cavolo nero. 

Insomma avete capito che è un ingrediente che adoro!

Ingredienti per 2 persone:
150 gr di cime di cavolo nero
2 cucchiai di olio
1 spicchio di aglio
sale qb
160 gr di pasta 

Procedimento:

• Scottate le cime di cavolo nero per un minuto in acqua bollente;
• Soffriggete lo spicchio di aglio nell'olio e quando l'olio si sarà profumato rimuovetelo
• Saltate le cime nell'olio all'aglio per 2 minuti, spengete e lasciate riposare;
• Cuocete la pasta in abbondante acqua salata equando sarà pronta salatatela in padella con le cime di cavolo nero, servite caldo.

Ho scoperto il sedano rapa nel lontano 2010 quando, dopo due anni dall'apertura di ogniricciounpasticcio.com stavo allargando i miei orizzonti con la scoperta di nuovi ingredienti.

Ricordo ancora bene il giorno in cui al supermercato ho notato per la prima volta questo strano ortaggio, il sedano rapa, chiamato anche Sedano di Verona.

Il suo aspetto globoso, rugoso e chiaro mi affascinò all'istante, dovevo provarlo.

In  realtà di sconosciuto aveva ben poco, si trovava facilmente in commercio da anni, ma per me che non lo avevo mai assaggiato fu la scoperta di un tesoro.

Lo acquistai senza pensarci ed arrivata a casa lo privai della buccia e lo assaggiai crudo prima ancora di cucinarlo.

Il suo sapore ricorda molto il sedano, se guardate bene anche le foglie ne ricordano l'aspetto, ma è molto più delicato, è per questo che si può utilizzare non soltanto per aromatizzare come il sedano ma anche come ingrediente principale.

Devo dirvi inoltre che è ottimo sia cotto che crudo per un bel pinzimonio.

Cari amici oggi vi presento le cipolline borretane in agrodolce, un contorno ricco e gustoso che si accompagna benissimo ad ogni tipo di secondo, in particolare alle carni bianche ed al pesce.

Un'ottima idea è anche quella di servire le cipolline in agrodolce per arricchire i vostri aperitivi o gli antipasti.

Le cipolline borretane in agrodolce si preparano in pochissimo tempo e sono un'idea intelligente quando si ha ospiti perchè potrete prepararle in anticipo e godere della compagnia dei vostri ospiti.

 La stagione delle cipolline borretane parte in estate e termina a Dicembre ma se ne trovano in ogni stagione.

Adoro le cipolle, purtroppo ametto di relegarle quasi sempre ad un ruolo secondario, le utilizzo quasi esclsuivamente per insaporire arrosti, sughi o per soffritti, dimenticandomi che in purezza le cipolle sono incredibili.

La cottura le rende morbide, delicate, profumate, dolci... sono meravigliose.

Solitamente le cucino al forno con un pizzico di fiore di finocchio selvatico, oppure le faccio caramellate per arricchire un tagliere di formaggi, ma molto spesso le preparo anche in agrodolce.

Credetemi, non avanzano mai.

Cari amici oggi vi presento una ricetta poverissima ma di grande gusto: la zucchina serpente in umido.

La zucchina serpente è una tipologia di zucchina che viene comunemente chiamata siciliana perchè è proprio in questa regione che è maggiormente coltivata e consumata, sebbene questa cresca in tutta italia (noi la coltiviamo in Toscana!)

E' una zucchina dal sapore particolare che conquista al primo assaggio, la si può utilizzare sia come contorno come ho fatto io oppure per arricchire ulteriori ricette come ad esempio ho fatto nella zuppa di farro con fagioli rossi e cucuzza siciliana.

La pianta di questa meravigliosa zucchina da un'altro "frutto" prelibato: i tenerumi: le parti verdi più tenere che in sicilia sono tipicamente utilizzati per preparare la minestra di tenerumi.

In rete ci sono numerose ricette per poter preparare questa meraviglia dell'orto, ma la più gustosa e la mia preferita rimane sempre questa: in semplicità, con i prodotti di stagione.

Si passa nell'orto e si raccoglie tre pomodori San Marzano belli rossi e caldi di sole, si staccano due foglie dal basilico e si assapora il profumo dell'estate...

Queste sono ricette semplici, incredibili e meravigliose.

Cari amici la ricetta che vi presento oggi è perfetta per la stagione estiva: bulgur con zucchine e fiori di zucca.

Si tratta di un primo piatto che va servito freddo, quindi va preparato con anticipo ed è perfetto per i picnick.

Per chi non conoscesse il bulgur si tratta di farro spezzato: proprio il chicco del farro viene spezzato grossolanamento in più parti. 

Il risultato è molto simile al cous cous ma con la consistenza dei cereali, è davvero interessante e dal punto di vista nutrizionale apporta tutti i benefici dei cereali integrali. 

Inoltre il bulgur è estremamente versatile, potrete arricchirlo con ciò che più vi piace e si prepara in pochissimo tempo!

What else?

Il bulgur inoltre si trova alla base di una famosissima ricetta araba: il TABBOULEH di cui vi ho già dato la ricetta nella sua variante più famosa: PARVE (vegetariana ndr.)

Provatelo in entrambe le versioni e sperimentatene delle nuove.

Inoltre, il bulgur è perfetto per arricchire zuppe di legumi o di verdure, ad esempio come ho fatto con la zuppa di spezzato di farro e funghi o con la zuppa di spezzato con fagioli rossi e cucuzza siciliana.

Insomma il bulgur o farro spezzato è un ingrediente che adoro e che negli ultimi anni utilizzo spesso.

Oggi ve lo presento nella versione "ortolana" nel senso che ho utilizzato i primi ortaggi che l'orto ha deciso di produrre: zucchine e fiori di zucca.

Una versione veg che può ben essere arricchita con cubetti di mozzarella o filetti di pesce o cubetti di prosciutto cotto per un piatto più ricco

Cari amici sono non sono sparita, ci sono cose che mi assorbono totalmente ma ogni tanto torno.

Oggi vi propongo una ricetta semplice, spagnoleggiante, profumata, colorata, estiva e persino light!

Come direbbe George What else?  Si tratta della Paella Vegerariana.

Come sapete la paella è un tipico piatto spagnolo composto da riso speziato verdure ed, a seconda della tradizione del luogo in cui viene preparata, carne, pesce o persino entrambi.

Piccola curiosità: sapete da dove deriva il nome di questo piatto? 

Deriva dal nome con cui viene chiamato l'apposito tegame in cui si cucina e si serve questa pietanza. Si tratta di un tegame dai bordi alti aperti leggermente verso l'esterno, con  due manici in ferro alle due estremità.

Lapella si usa servire proprio direttamente sul tegame dove viene decorata con carne, pesce e verdure in bella vista.

Per questo aspetto mi ricorda molto il modo di servire le tajine marocchine o il cous cous.

La paella tradizionale appartiene alla cultura Valenciana e si prepara con l'aggiunta di carne marinata, altra tipologia molto apprezzata è la paella de mariscos preparata con molluschi ed altri frutti di mare.

Ci sono però molte altre varianti a partire da quella vegetariana a quella "mari e monti" dove si usa unire carne e pesce.

Io ho optato per una versione leggera considerato che seguo un regime dietetico ipocalorico, ma potete sempre arricchirla come più vi aggrada.

Prima della ricetta alcuni piccoli accorgimenti:

- Il riso: quello tradizionale è il riso bomba, tuttavia non ho mai avuto il piacere di reperirlo quindi lo sostituisco con il riso roma parboiled. Questa scelta perchè preferisco un riso più sgranato, che non scuoce, in modo tale da non ottenere un vero e proprio risotto.

- Le verdure: potete scegliere quelle che più vi piacciono.

- Le spezie: sono fondamentali: io ho usato paprika affumicata e zafferano. La paprika può essere omessa ma lo zaffferano deve assolutamente essere presente.

Gli asparagi sono una verdura che adoro, ma purtroppo è possibile gustarli solo pochi mesi all'anno.

Ho notato che  iniziano a sbucare fuori dal terreno proprio in questi giorni, e ne ho raccolto un mazzetto... tra un po' di tempo ne avremo tantissimi, perchè non provare a conservarli in qualche modo? Sott'olio è stata la prima cosa che mi è venuta in mente.

Per chi fosse incuriosito dalla coltivazione degli asparagi, in questo articolo: Come coltivare gli asparagi in casa, vi spiego tutto. In sostanza si piantano una volta e producono per anni!

Adoro i pancakes perchè sono morbidi e profumati, si preparano in fretta e possono essere serviti in mille modi diversi, dal classico sciroppo d'acero al cioccolato alla frutta fresca, al miele etc.

Insomma, sono estremamente versatili.

Sapete che non amo le uova nei dolci, quando posso cerco di ometterli ma con i pancakes non mi ero mai spinta a tanto, poi ho visto la ricetta di Valentina del blog Occhi Ovunque dei pancakes vegani: ho pensato che fosse una genialata.

Così per il gioco mensile a cui partecipo delle Bloggalline  "Scambiamoci una ricetta", ho scelto subito questa.

 Così mi sono messa all'opera ed in assenza di limone ho ripiegato sull'arancia.

La panzanella toscana è un piatto della tradizione povera contadina a base di pane raffermo.

Come ogni piatto della tradizione nasce dall'esigenza dei dover mettere in tavola qualcosa di sostanzioso per gli uomini che tornavano dal lavoro affamati e vi sarebbero tornati subito dopo pranzo.

Non c'era l'abbondanza di oggi, i frigoriferi non esistevano e ci si arrangiava con ciò che si aveva.

Un tozzo di pane secco, qualche verdura colta nell'orto ed ecco, il pranzo è pronto.

Posateria, Tessuti Porcellane WALD

Approfitto sempre delle ultime sere fredde per una coccola calda, infatti so già che nei mesi estivi che stanno per arrivare non avrò nessuna voglia di mangiare qualcosa di caldo.

Le vellutate sono oltre che facili sono anche anche un' idea furba nel caso in cui abbiate qualche verdura da consumare in gran quantità.

Se aggiungete dei crostini diventerà un primo piatto davvero ricco e consistente, ma nessuno vieta di aggiungervi della pastina se la gradite maggiormente o di mangiarla con nessun accompagnamento.

Porcellane, Tessuti, Pentolame WALD

Ho pensato di non arricchire troppo la vellutata con spezie perchè avevo intenzione di servirla con crostini di pane di farro e peperoncino per dare un tocco sprint, tuttavia la carota si accosta benissimo al finocchio selavtico del quale potete aggiungere qualche seme o il fiore, o se si è nel periodo giusto e ne avete la disponibilità anche le foglie tritate finemente, sarà squisita.

Altra spezia che si addice molto alla carota a mio avviso è la noce moscata, insomma, scegliete voi come arricchirla.

La ricetta che vi presento oggi è realizzata con il cavolo nero toscano quello che si trova alla base della famosissima Ribollita toscana.

In effetti questo piatto è molto più povero della più nota ribollita, ma non per questo meno gustoso!

Inoltre va sottolineato che si tratta di un piatto ricco di nutrienti, perfetto anche per chi segue un regime dietetico ipocalorico, si può preparare anche in anticipo e scaldato il giorno dopo è anche più buono!

Tessuti, Posateria e Macina pepe WALD

Ho approfittato delle ultime foglie di cavolo nero che il mio orto offriva per realizzare questo piatto, presto, infatti, il cavolo nero non ci sarà più fino al prossimo Novembre, lascerà il posto a tutte quelle verdure coloratissime che l'estate ci porta, e questi ultimi giorni di freddo sono stati i compagni ideali per questo comfort food.

Per chi non conoscesse il cavolo nero, si tratta di una pianta che, a differenza degli altri cavoli composti da infiorescenze, è composta da foglie bollose di colore verde molto scuro, da qui il nome.

E' una specie di cavolo maggiormente digeribile rispetto alle altre, è anche ricchissimo di nutrienti e si presta bene non solo per  zuppe ma anche ad altre preparazioni come ad esempio questi crostoni al cavolo nero.

Ma adesso passiamo alla ricetta!

Dopo aver scoperto il seitan, (soprattutto dopo aver scoperto che il mio compagno ne va matto!) ho ben pensato, come sapete, di preparamelo in casa.

Da questa autoproduzione ho poi pensatpo a diverse ricette che potevano rendere il seitan stuzzicante preparandolo alla pizzaiola, in salsa tonnata e persino macinandolo per preparare polpette o il ragù totalmente veg.

Con i scarti bruttini però feci dei cubetti da destinarsi a spezzatino...

Ovviamente non vedete la foto del piatto finito perchè mi sono proprio dimenticata di farla :D, tuttavia la ricetta è talmente buona che non potevo non proporvela, magari aggiornerò la foto la prossima volta in cui lo preparo!

Qualche tempo fa a Fabbro, un paesino al confine tra Umbria e Toscana, si è tenuta la fiera del tartufo.

E' una fiera molto carina, non molto grande ma ben organizzata, con una vista mozzafiato e con tanti stand che offrono prodotti tipici locali.

La mamma di Gabri, Donatella, in quell'occasione ci ha regalato dei tartufi... erano buonissimi e la ringrazio ancora tanto tanto! Ed ecco uno come l'ho utilizzato:

Il tartufo è un ingrediente pregiato, un ingrediente che è in grado di offrire un' aroma inconfondibile, il segreto per cucinarlo al meglio è quindi proprio quello di non cucinarlo molto o addirittura non cucinarlo affatto. 

Affiancategli ingredienti semplici, cucinate piatti dal sapore poco intenso ed aggiungete il tartufo solo a dare il tocco finale, solo così verrà esaltato al meglio...

Un trucco per tagliare il tartufo senza l'apposito utensile? 

utilizzate un buon pelapatate! ;)

Nelle sere di Ottobre le zuppe sono l'ideale, con i primi freddi qualcosa di caldo è ancora più invitante.

Questa che vi propongo è una zuppa ricchissima, fatta con fagioli rossi, dei fagioli che daranno una marcia in più e la cucuzza, ovvero la zucca siciliana di cui vi parlerò in modo più approfondito a fine articolo qui sotto.

Posateria e Porcellane WALD

La zucca lunga siciliana, o cucuzza come la si usa chiamare in dialetto è una zucca che io adoro.

Non è dotata di uno spiccato sapore ma del suo sapore caratteristico, blando ma aromatico che ben si adatta ad ogni tipo di preparazione.

Dalla pianta della zucca lunga inoltre si ottiene una cosa che io amo alla follia: i tenerumi, ovvero le foglie ed i germogli della zucchina con i quali si preparano sia primi piatti asciutti che minestre fantastiche.

Solitamente questo genere di zucca viene privata della buccia esterna, troppo dura per essere cucinata e fatta a fettine spesse e cotte con pomodoro, cipolla ed olio extravergine di oliva in umido.

Sono deliziose, se vi capita di vederle provatele e non ve ne pentirete perchè possono essere un ottimo modo di arricchire primi piatti o persino secondi.

Quella che vi presento oggi è una nuova ricetta etnica ispirata alla cucina indiana, per il riso allo zafferano ho preso ispirazione da quello assaggiato alla cena persiana di cui vi ho parlato qualche tempo fa, per il curry invece ho tratto ispirazione da un programma televisivo di cui adesso proprio non ricordo il nome, un programma dedicato alla cucina indiana.

Il mix alla fine è risultato perfetto:

 Ciò che colpisce di questo piatto è il sapore forte e speziato del curry di peperoni, addolcito dall'anice stellato l'ho trovato delizioso.

Non avevo il cardamomo da aggiungere al riso come ho assaggiato al ristorante indiano, quindi l'ho omesso ma se ne avete a disposizione probvate ad aggiungerne una o due bacche nell'acqua di cottura del riso basmati.